14 aprile 2024 - III Domenica di Pasqua

Omelie festive

Giovanni 14,1-11


1. Parole rassicuranti

Non dobbiamo avere paura, dice Gesù. E usa il verbo che indica il timore suscitato dalla tempesta
in mare. Nelle vicende della vita molto spesso ci sentiamo come in mezzo ad una tempesta,
sballottati dalle onde senza riuscire a governare la barca.
Il clima di tensione che viviamo, la precarietà economica, lo sbriciolamento dei valori, l'insignificanza
reale della Chiesa non fanno che appesantire il clima, la sensaz. di essere alla fine di un'epoca.
Ci rassicura il Signore, confidiamo in lui: nella casa del Padre, ci è preparato un posto.
Il che non significa, come alcuni hanno immaginato, che in Paradiso ci aspetta una poltrona
numerata perché raccomandati dal rabbì. Gesù indica a Tommaso e a noi la via del dono di sé,
che lui per primo ha percorso fino in fondo.
E la casa del padre, che è la Chiesa, accoglie volentieri chi vuole fare lo stesso cammino.
Gesù dice a Filippo che non abbiamo più bisogno di cercare Dio fra le nuvole:
noi ora lo vediamo in Gesù, è lui il rivelatore del Padre, il vero e definitivo volto del Padre.
Purtroppo oggi molti concepiscono la fede come una casa, un rifugio, un pacco di verità
inamovibili cui credere. Invece è dinamico, il cristianesimo, è sempre per strada,
colui che segue chi non ha dove posare il capo non può essere cristiano una volta per sempre!
E Gesù risponde allo spaesato Tommaso, che ha appena saputo, ma non capito fino in fondo,
che il Signore ci precede, va altrove, non ci lascia soli, ma ci invita a rimboccarci le maniche.
Per restare fiduciosi, dice Gesù, dobbiamo fidarci di lui che è via, verità e vita.

2. Le tre parole che definiscono Gesù

Io sono la via: la strada per arrivare a casa, a Dio, al cuore, agli altri; una via davanti alla quale
si aprono orizzonti aperti, perché va verso il sogno più grandioso mai sognato, la conquista
- per tutti - di amore e libertà, di bellezza e di comunione: con Dio, con il cosmo, con l'uomo.
Essere cristiani significa seguire Gesù, imitarlo, fidarsi di lui. Conoscerlo, anzitutto, e lasciarci amare.
Frequentare la sua parola nella meditazione, cercarlo nella preghiera personale e comunitaria,
riconoscerlo nel volto del fratello povero. In un mondo stracolmo di opinionisti che urlano
gli uni contro gli altri, Gesù indica se stesso come percorso

Io sono la verità: non una dottrina, né un libro, né una legge migliore delle altre, ma un «io»:
la verità è in Gesù, venuto a mostrarci il vero volto dell'uomo e il volto d'amore del Padre.
Verità che chiede di essere accolta in un mondo che nega la possibilità stessa che esista una verità
(eccetto una: quella che non esiste nessuna verità!), o che riduce la verità a livello di opinione,
in un malinteso senso di tolleranza, mettendo tutto e tutti sullo stesso piano,
come se la libertà significasse che nulla più è autentico.
All'uomo contemporaneo che, come Pilato, gioca a fare il cinico e chiede cos'è la verità,
la Chiesa proclama non una dottrina ma, afferma che Gesù è la verità, dice la verità,
ci conduce alla verità. E la verità è evidente, si impone, non ha da convincere.
Ma solo un cuore onesto, disincantato, ragionevole è in grado di coglierla.
Non se ne può più di un cristianesimo approssimativo e solo emotivo!

Io sono la vita. Che hai a che fare con me, Gesù? La risposta è una pretesa perfino eccessiva,
perfino sconcertante: io faccio vivere. Parole enormi, davanti alle quali si sente la vertigine.
La mia vita si spiega con la vita di Dio. Nella mia esistenza più Dio equivale a più io.
Chi ha scoperto Gesù nel proprio percorso può dire in tutta verità che il Signore gli ha donato la vita.
Una vita interiore, spirituale, allarga l'orizzonte, ci cambia radicalmente la vita biologica,
riempiendola di una gioia intima, profonda, eterna.
Gesù è la vita e dona la vita e il cristiano ama la vita e la dona.
Anche se la propria vita è acciaccata o dolorante, il discepolo sa che
è un gigantesco progetto d'amore quello che si sta manifestando nel nostro mondo.
 

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